L’Indonesia è la principale economia dell’ASEAN e il quarto Paese al mondo per popolazione, con oltre 260 milioni di abitanti dei quali 42% compresi tra 0 e 24 anni. Questi aspetti, insieme a una crescita generale e costante e a una buona stabilità politica, rendono l’arcipelago indonesiano uno dei maggiori poli di attrazione degli investimenti nel Sud-Est Asiatico.

Negli ultimi anni, i tassi di crescita del PIL hanno sempre superato il 5% e continueranno a rimanere stabili su valori intorno al 5.3% per il 2018 e al 5.4% per il 2019 grazie agli incrementi nelle spese elettorali, alla ripresa dei prezzi di beni e dei prodotti e ai continui investimenti per il potenziamento delle infrastrutture. Questi dati mostrano le forti potenzialità di sviluppo del Paese, che punta a colmare il ritardo infrastrutturale di cui soffre rispetto agli altri Paesi dell’area e a espandere le proprie capacità industriali e manifatturiere, superando l’attuale predominanza delle attività estrattive.

Unico Paese ASEAN membro del G-20, l’Indonesia rappresenta un interlocutore di crescente importanza sul piano internazionale sia a livello regionale sia nei più importanti fori multilaterali. Allo sviluppo economico si accompagnano infatti una stabile democrazia, un pluralismo religioso – che nel Paese con il maggior numero al mondo di fedeli musulmani assume un rilievo costituzionale – e una stabilità finanziaria che sta consentendo a molti cittadini indonesiani di uscire dalla povertà e di entrare a far parte della classe media, che funge da volano della crescita.

I programmi di sviluppo economico del Governo seguono un piano ventennale suddiviso in fasi quinquennali con priorità specifiche. L’attuale piano 2015-2020 – la terza fase – si concentra sullo sviluppo delle infrastrutture e sul miglioramento dell’assistenza sociale, dell’istruzione e della sanità. Il Presidente Joko Widodo – al governo dall’ottobre 2014 – ha infatti inteso affiancare alle politiche di sviluppo una dimensione sociale e tra i primi provvedimenti adottati rientra la soppressione dei sussidi al carburante, misura che ha liberato risorse da destinare a politiche di welfare.

infrastrutture

Il Governo indonesiano, nonostante gli ottimi tassi di crescita, ha davanti a sé molteplici sfide, che vanno dalla riduzione della disparità sociale e della povertà –

che continua ad affliggere ancora 28 milioni di indonesiani che vivono con meno di 25 USD al mese e altri 60 milioni posizionati appena al di sopra della soglia – fino alla creazione di sbocchi professionali per i numerosi giovani indonesiani che ogni anno entrano nel mercato del lavoro, e allo sviluppo di servizi pubblici, sanitari e di welfare sufficientemente adeguati.

Sotto il profilo dell’apertura dell’economia, anche il clima degli investimenti – per quanto in linea di massima positivo – soffre ancora di incertezze sul piano regolamentare, e il Governo si sta impegnando a migliorare l’attrattività del Paese verso gli investimenti stranieri, il quale è recentemente salito di 19 posizioni nel rating dell’Ease of Doing Business della Banca Mondiale. Tale successo è dovuto in gran parte alla strategia del Governo indonesiano che, al fine di facilitare la mobilitazione dei fondi necessari allo sviluppo del Paese, dal 2015 ha introdotto 15 pacchetti di riforme per ridurre gli ostacoli normativi, semplificare le procedure per gli investimenti e migliorare il business climate in generale.

Dal luglio 2016 l’Indonesia e l’Unione Europea hanno inoltre avviato i negoziati per un accordo di libero scambio (Comprehensive Economic Partnership Agreement, CEPA). L’ambizione è quella di stringere un’intesa che faciliti il commercio e gli investimenti coprendo una serie di materie quali le tariffe di scambio e le barriere non tariffarie, servizi e investimenti, acquisizioni, regole della concorrenza, proprietà intellettuale e sviluppo sostenibile. I negoziati per l’accordo bilaterale con l’Indonesia sono il risultato di una sempre maggiore intensificazione dei rapporti (l’UE è il quarto partner economico dell’Indonesia) e si inseriscono nel medesimo quadro che annovera gli altri accordi avviati in parallelo dall’UE con altri cinque membri ASEAN, col fine ultimo di stringere un più ampio accordo di libero scambio UE-ASEAN.

Per ulteriori informazioni riguardanti il quadro macroeconomico e l’andamento dell’economia indonesiana è possibile consultare anche la pagina della Banca Mondiale dedicata al paese e la pagina del Ministero dell’Economia della Repubblica di Indonesia (disponibili in inglese e indonesiano).

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2.OPPORTUNITÀ

Nonostante le sfide ancora da affrontare, la buona performance economica degli ultimi anni, assieme alla disponibilità di manodopera giovane a basso costo e sempre più qualificata, ha nondimeno consentito all’Indonesia di porsi in modo crescente come un interessante mercato di sbocco anche per le aziende italiane. Esse trovano spazio sia negli investimenti nei settori tradizionalmente trainanti dell’economia indonesiana – tra cui l’estrazione mineraria e petrolifera, il settore energetico e della gomma, la coltivazione di olio di palma – sia nell’esportazione di beni di consumo per il mercato interno indonesiano, fondato in maniera crescente su una classe media con una capacità di acquisto in aumento, e sia nel settore delle costruzioni – soprattutto delle infrastrutture.
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 3.CRITICITÀ

ACCENTUAZIONE DI MISURE PROTEZIONISTE

Pur nell’obiettivo del Governo indonesiano di incoraggiare e promuovere un clima favorevole agli investimenti stranieri, si registra una relativa accentuazione di misure di stampo protezionistico adottate dal Governo indonesiano in vari settori, nell’intento di favorire l’industria locale – ancora fortemente in ritardo per tecnologie e produttività rispetto agli altri Paesi dell’area – e di dare un impulso allo sviluppo di imprese locali in settori in cui è maggiore la dipendenza dalle importazioni dall’estero. Tali misure assumono nella maggior parte dei casi la forma di normative che stabiliscono restrizioni agli investimenti stranieri in specifici settori, requisiti stringenti in termini di contenuto locale, restrizioni alle importazioni, fiscalità penalizzante sui beni di consumo importati, limitazioni ai porti d’accesso, la richiesta di standard nazionali in luogo di quelli internazionali più diffusi, difficile iter di approvazione per nuovi progetti di costruzione, nonché la necessità di complesse procedure di autorizzazione all’importazione, soprattutto per i prodotti agroalimentari.

CARENZE INFRASTRUTTURALI

Nonostante lo sviluppo registrato negli ultimi anni, permane nell’economia indonesiana una carenza di infrastrutture che incide notevolmente sulle performance di crescita, la quale si attesterebbe su livelli ancora maggiori con una dotazione infrastrutturale adeguata cui conseguirebbe una drastica riduzione dei costi e dei tempi della logistica.

Secondo le ultime stime della Banca Mondiale, l’Indonesia soffre di un gap infrastrutturale pari a 1.5 trilioni di USD se paragonata ad altre economie emergenti. Considerate la conformazione ad arcipelago dell’Indonesia e la sua posizione strategica per i flussi del commercio mondiale, è immediato intendere come lo sviluppo dei porti di interscambio e dei servizi connessi rappresenti una delle principali strategie di crescita per il Paese. Alla dimensione marittima si affianca la necessità di adeguate infrastrutture anche per il trasporto aereo – per cui è prevista la realizzazione di ulteriori 19 aeroporti che andranno a coprire soprattutto le zone più isolate del paese – ferroviario – con la realizzazione di una linea trans-Sumatra e del miglioramento dei collegamenti a Java – e su gomma – con nuove strade e autostrade in via di realizzazione.

La crescita infrastrutturale del Paese è tra le massime priorità della corrente amministrazione Jokowi, ed è plausibile che tale linea sia mantenuta anche dopo le elezioni presidenziali del 2019 a prescindere dal risultato finale. I fondi necessari al completamento dei progetti infrastrutturali avviati o ancora da avviare ammontano a circa 150 miliardi di USD, che possono essere coperti solo in parte dal budget dell’Indonesia. Si stima, infatti, che almeno 83 miliardi di USD debbano essere forniti da risparmi privati, offrendo dunque ampio margine e numerose opportunità agli investitori stranieri. L’adeguamento agli standard internazionali è tuttavia rallentato dall’assenza di un’efficace normativa sull’esproprio per pubblica utilità, nonostante il Parlamento abbia emanato nel gennaio 2015 una regolamentazione che avrebbe dovuto consentire di accelerare, almeno in parte, la realizzazione di nuove infrastrutture.

GAP ENERGETICO

In un vasto paese in forte crescita economica come l’Indonesia, una delle maggiori sfide per il futuro del paese sarà quella di garantire una produzione sostenibile e pulita di energia elettrica che sia in grado di supportare le sempre crescenti attività umane. Il Ministero dell’Energia e delle Risorse Minerarie della Repubblica di Indonesia stima che se l’economia del paese continuerà a crescere allo stesso ritmo degli ultimi anni, parallelamente, ogni anno, crescerà del 7% anche la domanda di energia elettrica – fino a triplicarsi entro il 2030.

Gli elevati costi dell’energia elettrica e la sua insufficiente produzione, che provoca frequenti blackout nell’isola di Java – con oltre 120 milioni di abitanti – e su Bali, principale meta turistica del Paese, rappresentano un evidente freno alle prospettive di sviluppo industriale e manifatturiero dell’Indonesia. Tale gap ha indotto il Governo Jokowi ad adottare strategie specifiche volte all’innalzamento della produzione di energia, mediante la costruzione di nuovi impianti, soprattutto idroelettrici e geotermici, per aumentare la produzione energetica nazionale di altri 35 MW entro il 2019.

Attualmente, il settore energetico indonesiano si basa principalmente (circa al 94%) su combustibili fossili in rapido esaurimento e soltanto al 6% sulle fonti rinnovabili, nonostante il grandissimo potenziale offerto dalle ricche riserve idriche e geotermiche del paese (si stima che l’Indonesia detenga circa il 40% del potenziale geotermico mondiale). A tal proposito, il Governo indonesiano auspica di portare entro il 2025 la produzione di elettricità generata da fonti rinnovabili fino al 23% del totale, e fino al 31% entro il 2050.

Un’accresciuta disponibilità di energia consentirà dunque una maggiore sicurezza dell’approvvigionamento, contribuendo così a migliorare il clima degli investimenti e ponendo le basi per una crescita economica stabile e durevole.

SCARSA TRASPARENZA

Nel ranking “Corruption Perception Index 2017” di Transparency International, l’Indonesia è al 96’ posto su 180 Paesi, con un netto distacco rispetto ai vicini d’area quali Singapore (6’), Brunei Darussalam (32’) e Malaysia (62’). La lotta contro la corruzione è stata una delle priorità degli anni della presidenza Yudhoyono e tale linea è stata confermata dall’Amministrazione Jokowi. L’istituzione di una commissione anti-corruzione (KPK), peraltro essa stessa oggetto di critiche in varie occasioni – rappresenta senz’altro un segnale positivo verso il superamento del fenomeno, che rimane tuttavia un elemento diffuso a tutti i livelli dell’amministrazione, sia al centro che localmente.

INCERTEZZA DEL DIRITTO

Il sistema giudiziario indonesiano soffre di fenomeni di lentezza e inefficienza, che minano la certezza del diritto, soprattutto nel caso di controversie commerciali. La proprietà intellettuale, nonostante alcune iniziative di tipo normativo e amministrativo intraprese dal governo, non gode di una tutela pari agli standard internazionali, con evidenti ripercussioni sull’attrazione degli investimenti.

FRODI ONLINE

Non sono infrequenti casi di frodi in transazioni commerciali effettuate via internet, cui sono associate imprese inesistenti. Si raccomanda pertanto di acquistare sempre e soltanto da siti verificati, protetti e notoriamente affidabili, informandosi preventivamente sui termini e sulle condizioni per i diritti di recesso e rimborso di cui gode il cliente.

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4.SOSTEGNO ALLE IMPRESE

Le imprese italiane possono usufruire di una vasta gamma di strumenti pubblici al sostegno dell’internazionalizzazione, sia attraverso le articolazioni del Sistema Italia in Indonesia (Ambasciata, Ufficio ICE e Italian Business Association in Indonesia) che tramite le strutture messe a disposizione dall’Unione Europea e dalle Organizzazioni Internazionali.

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5.I PRINCIPALI INTERLOCUTORI ECONOMICI INDONESIANI

– L’Indonesia Investment Coordinating Board (BKPM) è la prima interfaccia tra le aziende e il Governo indonesiano. Il suo ruolo primario è quello di incoraggiare gli investimenti domestici così come gli investimenti diretti provenienti dall’estero attraverso la promozione di un clima degli investmenti favorevole.

– Il Ministero del Commercio della Repubblica di Indonesia pubblica regolarmente dati riguardanti l’andamento dell’economia del paese e altre documentazioni utili alle imprese che operano in Indonesia.

– Il Ministero dell’Energia e delle Risorse Minerarie dell’Indonesia pubblica con regolarità informazioni riguardanti le normative, gli sviluppi e i bandi di gara del settore energetico del paese.

– Il Ministero dell’Industria offre informazioni sui piani di sviluppo industriale del paese, nonché normative e indicazioni più specifiche riguardanti settori d’interesse per le aziende italiane, inclusi i macchinari industriali.

– Il Ministero del Turismo pubblica informazioni riguardanti i progetti e le maggiori opportunità di investimento nel settore turistico indonesiano.

– Il Ministero dell’Agricoltura fornisce informazioni riguardanti lo sviluppo rurale del paese e rappresenta la principale interfaccia per le aziende italiane interessate all’esportazione di prodotti agroalimentari verso l’Indonesia.

– Il KADIN, la Camera di Commercio e dell’Industria indonesiana, offre un punto d’incontro strategico per tutte le aziende operanti in Indonesia e, attraverso una rete di 34 camere regionali e di quasi 200 associazioni di business di vari settori, aiuta gli investitori stranieri a entrare in contatto con potenziali partner sul territorio del paese.

– L’APINDO è l’organizzazione che si occupa di coordinare e tutelare gli interessi dei membri che compongono la comunità dei datori di lavoro, dei lavoratori e del Governo in Indonesia attraverso la promozione del dialogo e della partecipazione attiva.

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